Scilla,
così la
battezzeranno i giornali al suo primo incontro con l’uomo, è una femmina di
squalo bianco che dall’Oceano aperto entra nel Mediterraneo.
Un percorso
irrinunciabile, indicato da correnti profonde, masse d’acqua dalla
salinità e temperature diverse. In quel mondo fluido, fatto di forze quasi invisibili ma in perenne
movimento, odori e vibrazioni sono le guide sensoriali più affidabili.
Un
orologio antico scandisce gli appuntamenti coi cicli vitali, ma l’uomo, con la sua guerra
contro le specie selvatiche, con le sue paure isteriche, rischia di minare la
sopravvivenza di una specie antica, forse più antica del Mediterraneo
stesso.
Scritto con uno stile
asciutto, quasi visivo, Massimo Boyer,
biologo marino e autore di libri fotografici, ci propone
il suo primo romanzo.
“Ho scelto luoghi
che conosco bene, che mi stanno a cuore – racconta Boyer - per ambientare molte
delle scene.”
Anche l’argomento gli sta
a cuore: gli squali vittime di una caccia criminale. Massimo Boyer come protagonisti sceglie uno squalo bianco
femmina e
Gabriele Vargas, biologo marino e testimonial di un importante progetto di
conservazione. Vargas è un alter ego letterario di Boyer ed ha un compito
difficile: cambiare l’immagine mediatica dello squalo.
Lo squalo è un tipo che
non gode di simpatie. Ben lontano dall’antropomorfismo che possiamo cogliere
nello sguardo dei cetacei, anche nelle metafore lo squalo ha sempre accezione
negativa. Se i media parlano di lui è solo quando, per errore, uccide qualcuno.
“Lo squalo, ”
dice Massimo Boyer, “con questi occhi apparentemente freddi, non ispira
simpatia.”
Boyer , e
Vargas, non tradiscono Scilla, non la svendono dipingendole lampi da cucciolo
nello sguardo, facendola diventare vegetariana. Non c’è niente da redimere in
un essere che svolge puntualmente il suo insostituibile compito nella natura.
Quel compito non è uccidere gli umani, ma tenere sotto controllo le malattie
all’interno dei banchi, le popolazioni di altri predatori. Il messaggio
fatica a raggiungere il pubblico, perché i media vogliono il sangue.
“I media
rimpinzano il pubblico di mascelle dentate, di tentati attacchi farlocchi, di
subacquei che respirano ‘ossigeno’, pur di fare audience, senza mai un
approfondimento.”
E’ questo il contesto che si trova ad affrontare il biologo marino e subacqueo Vargas.
E i governi?
“Alcuni governi,
come le Fiji, per esempio hanno capito che uno squalo vivo rende molto di più
di uno squalo morto; - dice Boyer - gli introiti del turismo subacqueo superano
facilmente quelli del finning, ma in pochi se ne accorgono, pochi arrivano a
capire che le immersioni con gli squali sono molto ambite e remunerative per le
realtà locali. Anche perché lo squalo, nutrendosi dei predatori degli erbivori,
facilita la crescita numerica di specie come i pesci pappagallo, per esempio,
che si nutrono d’alga, che è l’antagonista dei coralli. Purtroppo lo squalo, a
differenza dei tonni e di altre specie più pregiate non è stato mai gratificato
da progetti (e finanziamenti) importanti perché, almeno da noi in occidente, è
stato sempre visto come una cattura accidentale, una specie economicamente non
interessante.”
“E’ soprattutto
l’uomo della strada che deve fare amicizia con lo squalo.” osserva Vargas.
Ma come
farlo senza tradire questi animali trasformandoli in una specie da circo, come
per esempio con certi tipi di shark-feeding, o snaturandoli in personaggi
disneyani? Come portare lo squalo nei salotti e non in tavola? Lo domando a Boyer.
“E’ difficile:
nell’ambiente dei subacquei e di chi si occupa di conservazione marina il
problema squalo è conosciuto e molto sentito, ma restiamo, purtroppo, in un
ambito ristretto di persone. Tra l’altro ci sono interessi forti a lasciare lo
squalo dov'è, ma il problema degli squali, di questo massacro inutile (circa 80
milioni di uccisioni all'anno nda) per poter essere affrontato, ha bisogno di
un pubblico più grande. E spero che Scilla riesca a raggiungere un pubblico più
vasto dei soliti… noi.”
Da Melville a
Paolo Conte, passando per Bollani e Jim Morrison, Boyer ci porta nel mondo
reale, un mondo che non è diverso da quello del protagonista
di un giallo ben costruito. Ci porta in una Liguria che si stringe tra mare e
montagna, come il carattere dei suoi abitanti, ma soprattutto ci porta giù, nel
mare dove Scilla, femmina trentaduenne di squalo bianco, nuota senza mai
fermarsi, eseguendo ordini atavici, come quando raggiunge il canale di Sicilia
per partorire.
“Gli squali possono essere felici? - si domanda
a un certo punto la voce narrante che segue Scilla nel suo viaggio - Se la
risposta fosse sì, allora tu saresti felice.”
Scilla
- storia di uno squalo bianco -
di M.Boyer ed. Magenes
questo articolo è apparso su il corriere del ticino del 21.11.13
su scubashop
dall'autore con dedica: edge-of-the-reef
Se ti piace cosa leggo o cosa ne penso, c’è già una piccola probabilità che ti piaccia cosa scrivo.
Qui trovi i miei lavori
Nessun commento:
Posta un commento