giovedì 11 agosto 2016

Villa Incognito - Tom Robbins

Ve la ricordate la brutta faccenda dei MIA, i Missing In Action, militari americani dispersi, forse prigionieri/ostaggi in un Laos che chiedeva i danni di guerra?
Per chi non ha troppa dimestichezza: avete presente due film: 'Fratelli nella Notte' e 'Rambo 2'?

Bene, Villa Incognito è un esilarante ribaltamento della faccenda: i membri dell'equipaggio di un B-52, precipitato durante una missione sul Laos, il paese al mondo più bombardato nella Storia (leggere Wiki per credere) decidono di restare lì, nel Laos. E di farlo allegramente.

Per un paese come l'America dove la metà dei titoli delle canzoni contengono la parola Home (Home Sweet Home, Home, The Long Way Home, Sweet Home Alabama, Take Me Home - etc.) la scelta di restare in Laos è puro sacrilegio. Ma son proprio i sacrilegi la materia prima di Tom Robbins, scrittore per gatti curiosi e randagi mentali.

Al primo paragrafo mollo il libro sul comodino.
"Che bisogno c'è, adesso, di inventarsi di sana pianta una figura mitologica giapponese assolutamente incredibile e grottesca come il tanuki?!?" 
Vivo (ci riesco benissimo, giuro) agli antipodi del Signore degli Anelli e di Harry Potter. Villa Incognito resta lì a impolverarsi, sepolto dagli altri libri, dalle riviste. Tom Robbins e il tanuki possono attendere.

Ma il Satori su Villa Incognito lo raggiungo dopo, in Giappone.
A Kyoto, lungo il 'sentiero dei filosofi', scopro che Tom Robbins non s'è inventato niente, zero, e che esistono templi dedicati a questo strano essere a metà tra gli antenati animali e la divinità portafortuna.
Mi sento beffato.
Quel mito grottesco esiste davvero. Tanuki ha uno scroto gigantesco. Poteva abitare solo in un luogo al mondo: il Giappone.




Riapro il libro mollato sul comodino un anno prima, e incontro decine di luoghi veri, familiari (altro che la Terra di Mordor) ma molto più surreali di qualsiasi altra terra fittizia. Precipito nella narrazione, che è addictive, ma Tom Robbins non lo puoi leggere d'un fiato. Ti costringe a fermarti spesso. Per ridere o per cercare di capire cosa sta tramando ai danni della tua ferrea visione del mondo.
A leggere le sue 295 pagine ci metti lo stesso che con le 600 di Donna Tart, scrittrice affatto superficiale.
Ogni pagina di Tom Robbins è un aforismario.
Ogni suo paragrafo è una iperbole.
Lui dice che per scrivere una pagina ci mette anche due giornate. Possiamo crederci benissimo.
Non si prende mai sul serio ma occhio a non cadere nella trappola; è proprio quando pensi stia scherzando che ti sta rifilando verità esplosive, capaci di abbattere le tue certezze.

Villa Incognito sta al minimal come Forsyth sta al fantasy. Sostenuto da una serie di flash-back e di interruzioni lo stile in Villa Incognito è quello una videocamera che si affaccia sui vari contesti, fregandosene (quasi) della linearità del tempo. Un patchwork che lascia intravvedere a poco a poco un'architettura solidissima. Come in Profumo di Jitterbug, anche qui tutto si ricongiunge, tutto rientra un disegno imperscrutabile, un disegno molto carnale e pagano. In barba a tutte le ideologie del pianeta. Che, come al solito, prende a sberleffi.

Precauzioni

E' uno di quei libri che richiedono una risata ciclopica a mezza pagina con standing ovation e saltellamenti. Sarà difficile spiegare perché siete così ilari ai vicini d'ombrellone, è materia pericolosa e non capirebbero.  Soprattutto se glie lo spiegate voi. Meglio leggerlo sul divano in casa.

Controindicazioni

Questo farmaco non è adatto a bigotti, integralisti, militaristi, antiabortisti, sessuofobi, filosofi vintage, obiettori di coscienza, nostalgici, benpensanti, intellettuali francesi.
Se fate parte delle sopraccitate categorie Villa Incognito potrebbe farvi incazzare. O farvi cambiare idee per sempre.

Se ti piace cosa leggo o cosa ne penso, c’è già una piccola probabilità che ti piaccia cosa scrivo.

Qui trovi i miei lavori

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