sabato 3 febbraio 2018

il quinto giorno - frank schätzing


Il quinto giorno è uno dei libri migliori che abbia mai letto, di quelli che ti vien voglia di regalarli a tutti. 
Non dovrei neanche esserne troppo sorpreso: tra subacquei e biologi marini è un libro cult. Un libro che ti tiene incollato per oltre mille pagine.

Il titolo, che in tedesco è Der Schwarm (lo sciame) in Italiano è stato tradotto con ‘Il Quinto giorno’ da un passo della Genesi citato nel libro: 

“Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie.”
Il titolo originale è un chiaro riferimento all’intelligenza collettiva, quella forma d’intelligenza che trascende l’individuo e si manifesta negli stormi, negli sciami e nei banchi di pesce. Nel titolo italiano il riferimento è invece il mistero di quel quinto giorno della Creazione, quando Dio diede vita ai mostri degli abissi, gli abitanti del luogo meno conosciuto del pianeta: il fondo degli oceani. 
Una intelligenza aliena, in quanto completamente diversa dalla nostra li abita.
Jorge Luis Borges ne avrebbe fatto un breve racconto, denso e vertiginoso. 
Schätzing ne ha fatto un thriller articolato, scientificamente e filosoficamente ineccepibile.

What if?
La base di ogni fiction sta in quella domanda: supponiamo che. Supponiamo che il Mare, o un’intelligenza che lo domina, si stanchi di subire danni dagli umani e si ribelli. Per sopravvivere. Se il mare che, dalla pesca allo sfruttamento minerario, abbiamo sempre visto come fonte di sostentamento  si ribellasse esattamente come fanno gli anticorpi con un virus, noi non avremmo scampo.
Le conseguenze andrebbero oltre l’immaginario più catastrofico di Hollywood. 

CIA, biologi marini, ambientalisti, genetisti, Navy SEAL pentiti, esperti di comunicazioni con ipotetiche intelligenze aliene e forze armate americane cercano di risolvere il problema ma con approcci diametralmente opposti. In una delle rare autoindulgenze dell’autore c’è questa illuminate considerazione, messa in bocca a un personaggio:

“Sembra un film di Hollywood dove gli scienziati cercano di salvaguardare a tutti i costi una intelligenza aliena e pericolosa per studiarla, e dove i militari sparano a tutto ciò che non capiscono.”

Ma del superficialismo Hollywoodiano Il quinto giorno ha ben poco, è anni luce avanti a soggetti come ‘Abissi’ di Peter Yates, dove una intelligenza aliena ci insegna a vivere e ci mostra i nostri peccati come in un confessionale di provincia.

Quando ho girato l'ultima pagina, ho detto: soltanto un tedesco poteva scrivere un'opera del genere.
Questo senso di big picture, la capacità di trasformare la scienza in emozioni, con una visione analitica, realistica, mantenuta anche in un thriller d'azione pura, come Il quinto giorno, è tipicamente tedesco. Ne 'La Guerra contro gli Chtorr' David Gerrold affronta una situazione analoga: alcune specie aliene cambiano l'ecosistema terrestre a discapito degli umani. E i militari cercano di affrontare l'emergenza con un approccio simile: un punto di vista filosofico. Ma Schätzing va oltre l'invasione aliena, ci ricorda che siamo noi, gli invasori.
La specie 'aliena' in questione è il più antico abitante del pianeta che un giorno, per difesa, mette su gli anticorpi e ci tratta come un virus. 

Il quinto giorno ha tante di quelle implicazioni che lo paragonerei a ‘Il nome della rosa’ di Eco, un altro thriller di erudizione.
Ringrazio Alessandro, un amico subacqueo, che ha letteralmente insistito affinché lo leggessi.




Se ti piace cosa leggo o cosa ne penso, c’è già una piccola probabilità che ti piaccia cosa scrivo.

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